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Vini toscani: una veloce guida ai più famosi

vista delle morbide colline toscane

In questo articolo troverai una summa per orientarti in una delle tradizioni vinicole più importanti in Italia e al mondo: quella della Toscana.

 

Se sei qui è perché vuoi sapere quali sono i migliori vini toscani, ma per prima cosa devi avere ben chiara una distinzione se ti stai da poco avvicinando al mondo del vino.

Differenza vini e vitigni

Te la sintetizzo brutalmente in un’affermazione: vino e vitigno non sono la stessa cosa anche se sono profondamente legati.

 

In Toscana abbiamo una serie di vitigni tipici autoctoni (es. Sangiovese, Ciliegiolo, ecc.), ma è anche una delle regioni che più hanno avuto modo di cimentarsi (con ottimi risultati) nella produzione vitivinicola basata sui vitigni internazionali (es. Cabernet Sauvignon, Merlot, ecc.).

 

Se non sai di cosa sto parlando di consiglio di fare un piccolo passo indietro e leggere questi due approfondimenti:

Il vitigno è la varietà di vite che viene coltivata, il vino è il prodotto che si ottiene dalla vinificazione di questa varietà. I vini toscani – ma in generale tutti i vini – sono regolati da alcuni disciplinari (le famose Doc, Docg, Igp, ecc.) che stabiliscono la provenienza delle uve e alcune altre norme che per l’appunto disciplinano le tecniche produttive (ad esempio resa massima della vite, periodo minimo di affinamento, vitigni consentiti e relative percentuali, ecc.).

 

Un vino può essere quindi mono-vitigno (ottenuto a partire dalle uve di una sola varietà), ma può anche essere un vino miscelato (o anche chiamato blend, assemblato, ecc. in maniera più o meno propria).

 

Facciamo degli esempi sulla differenza tra vitigni e vini toscani

Un vitigno tipico toscano è il Sangiovese, un vino tipico toscano a base di Sangiovese è il Brunello di Montalcino. Il Brunello di Montalcino è quindi un vino che si ottiene da vitigno Sangiovese 100% coltivato in una zona specifica della toscana e che ha alcune altre caratteristiche stabilite dal suo disciplinare (lo trovi qui).

 

Dell’antichità della viticoltura “di qualità” in Toscana

Per rendersi conto di quanto profonde sono le radici della viticoltura di qualità in Toscana, basta citare il bando Granducale di Cosimo III, che già nel 1716 individuava delle DOC ante litteram in 4 zone vitivinicole d’eccellenza: Chianti, Carmignano, Pomino e Valdarno Superiore.

 

La Vernaccia di San Giminiano poi, in epoca più recente, è stato il primo vino italiano ad essere riconosciuto come DOC nel 1966; a seguire il Brunello di Montalcino e il Vino Nobile di Montepulciano sono state le prime DOCG (1980).

 

Vini Toscani più famosi

Ok. Fatte queste doverose premesse, passiamo ad elencare i principali vini toscani, anticipando che la tradizione vitivinicola toscana vede nei vini da uve a bacca nera (circa l’85% della produzione totale) il suo cavallo di battaglia : cominceremo quindi da questi.

 

Rossi

Il Sangiovese – e le sue varianti – è di sicuro il vitigno a bacca nera più diffuso in Toscana (circa il 65% della superficie vitata), seguito dal Canaiolo nero, il Ciliegiolo e dai vitigni internazionali come il Merlot e il Cabernet Sauvignon.

 

I vini rossi toscani più famosi sono:

  • Chianti e Chianti Classico;
  • Brunello di Montalcino e Rosso di Montalcino;
  • Vino Nobile di Montepulciano;
  • Bolgheri;
  • Carmignano.

 

Chianti e Chianti Classico

Sia il Chianti che il Chianti Classico sono vini ottenuti da una predominanza del vitigno Sangiovese, nel Chianti la quantità minima di Sangiovese è del 70% si sale all’80% per il Chianti Classico.

 

In secondo luogo il Chianti Classico può essere prodotto esclusivamente in una zona ristretta, ritenuta la più vocata, e che fa riferimento al territorio dei comuni di: Gaiole in Chianti, Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Greve in Chianti e in alcune zone dei comuni di Poggibonsi, San Casciano in Val di Pesa, Tavarnelle Val di Pesa, Barberino Val d’Elsa e Castelnuovo Berardenga.

 

Esistono poi ulteriori differenze, tipologie e sottozone che sono normate nei relativi disciplinari di produzione:

Disciplinare del Chianti DOCG:

Disciplinare del Chianti Classico:

 

Brunello di Montalcino e Rosso di Montalcino

Anche Brunello e Rosso di Montalcino sono due vini diversi in funzione della diversa denominazione di appartenenza. Entrambi sono ancorati alla zona geografica di Montalcino, vicino Siena.

 

Come si legge nell’art.3 di entrambi i disciplinari, infatti:

 Le uve destinate alla produzione del vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” devono essere prodotte all’interno del territorio amministrativo del comune di Montalcino in provincia di Siena. 

In generale, è possibile affermare che le norme di appartenenza al Brunello sono ben più rigide e selettive rispetto al Rosso di Montalcino. Il Brunello, ad esempio, prevede un periodo di affinamento più lungo (sia in botte che in bottiglia) e una resa massima dell’uva più bassa.

 

Entrambi i vini, Rosso e Brunello di Montalcino, devono essere ottenuti esclusivamente dalla varietà Sangiovese (in particolare dalla variante nota come Sangiovese Grosso, per le dimensioni dell’acino).

 

Per approfondire la conoscenza di tutte le differenze, anche qui rimandiamo ai rispettivi disciplinari:

Rosso di Montalcino:

Brunello di Montalcino:

 

Nobile di Montepulciano

Il Nobile di Montepulciano (che non c’entra con l’omonimo vitigno abruzzese, e qui ti spiego perché) è un vino che non teme il tempo e che viene prodotto con un minimo del 70% di una varietà di Sangiovese denominata “Prugnolo Gentile”.

 

La produzione di questo storico vino toscano avviene negli ettari vitati attorno all’omonimo comune posto in una vasta zona collinare dell’entroterra toscano, subito sopra la Valdichiana.

 

Bolgheri

La zona di Bolgheri, in cui nascono questi pregiati vini, può essere divisa in 3 sottozone: quella collinare, quella intermedia e infine quella che si estende verso il mare.

 

Il disciplinare odierno permette la produzione di monovitigno a base dei grandi internazionali: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot; ma con meravigliose eccezioni di uvaggi che sommano Sangiovese e Syrah fino al 50%.

 

I vini di Bolgheri sono a tutti gli effetti molto diversi, definiti “la risposta italiana ai vini di Bordeaux” – anche per alcune analogie del territorio rispetto alla rinomata Appelation dei cugini francesi, a partire dagli anni ‘70 hanno risposto all’esigenza di creazione di un grande cult tutto italiano: il Sassicaia. Ridurre Bolgheri al Sassicaia è però ingiusto, l’eterogeneità della produzione di quest’area ha dato vita a vini più o meno blasonati che fanno però della pulizia stilistica la loro caratteristica principale.

 

Carmignano

La denominazione Carmignano DOCG riguarda l’omonimo vino rosso ottenuto a partire da uve:

  • Sangiovese (min.50%);
  • Canaiolo nero (max.20%);
  • Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc ( tra il 10 e il 20%);
  • aggiunta opzionale di alcune uve bianche previste dal disciplinare (max.10%).

La zona del Carmignano è quella delle colline dei comuni di Carmignano e Poggio a Caiano in provincia di Prato, di lunga tradizione vitivinicola.

 

Bianchi

Tra i vitigni a bacca bianca più diffusi in toscana troviamo sicuramente lo storico Trebbiano Toscano, utilizzato sia per ottenere vini bianchi più o meno immediati, ma anche per lo storico Vin Santo. Il Trebbiano Toscani viene subito seguito da: Ansonica, Vernaccia di San Giminiano, Malvasia Bianca lunga (un tempo utilizzata in uvaggio con il sangiovese per ottenere il Chianti) e Vermentino.

 

I principali vini bianchi toscani che vengono prodotti a partire dai vitigni appena elencati sono:

  • Ansonica Costa Argentario;
  • Isola Elba Ansonica;
  • Bianco della Valdinievole;
  • Bianco di Pitigliano;
  • Bianco Pisano San Torpè;
  • Candia dei Colli Apuani;
  • Moscadello di Montalcino;
  • Vernaccia San Gimignano;
  • Pomino.

 

Come scegliere e dove comprare vini toscani

Il mio consiglio per la scelta dei vini toscani è di rivolgersi alla propria enoteca di fiducia e di evitare, quando possibile, la grande distribuzione organizzata (es. supermercati) basandosi esclusivamente sulla denominazione e sull’etichetta: es. “wow, questo Chianti costa solo 2,50 euro in offerta”. Se vi fate dei rapidi conti su costo del tappo, della bottiglia in vetro, dell’etichettatura, del trasporto, ecc. la domanda dovrebbe sorgere spontanea: “cosa sto bevendo?”.

 

Ciò non significa che tutti dobbiamo spendere in costose bottiglie, ognuno ha un budget da destinare al vino, ma può essere più saggio prendere un prodotto di qualità “sfuso” piuttosto che in un vino “in offerta”. Ho già parlato in questo pezzo della soluzione bag in box, e se vuoi bere bene senza spendere un patrimonio e conoscere anche con il palato i frutti di questa nobile regione ti consiglio di valutare il vino toscano in bag in box.

 

 

 


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